La taccola è denominata in italiano “troclea”, anche se non esiste di fatto un nome se non nei vari dialetti delle zone alpine da cui proviene.
A seconda del luogo sarà: “fuvelo”, “carèl”, “clé a foin”, “treuille”, “taccoula”…
Quest’ultimo nome appartiene all’occitano della val Pellice, e più in generale delle valli valdesi.
“La “taccola” era utilizzata per “stringere e fissare con rapidità una o più corde intorno a carichi di fieno, legna o altro […]

La natura del terreno, implica che una parte importante delle merci sia trasportata dalle persone o dagli animali (nelle gerle, in fasci, raccolte in un telo, ecc.), oppure mediante la slitta. Quale che sia il percorso e il mezzo, è importante che il carico sia saldamente legato e ancorato affinché non si disperda o cada e per questo sono fondamentali, molto più in montagna che in pianura, le corde. A ciò si aggiunga che tali corde devono poter essere fissate con rapidità e sciolte con facilità, anche in condizioni climatiche avverse, per esempio in caso di neve e gelo, quando i nodi possono facilmente bloccarsi, garantendo sempre la necessaria solidità del fissaggio”.

Notizie liberamente tratte da: Matteo Rivoira e Andrea Genre, “Le ´troclee’ nelle Alpi e altrove” in «Bollettino dell’Atlante linguistico italiano», III serie – Dispensa n. 35/2011.