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20 Marzo, 2024

L’intaglio alpino

L’intaglio ligneo “a coltello” fu presente nelle valli valdesi fra la seconda metà del XVII e il XIX secolo, in certa misura fino all’inizio del XX.

In generale l’arte di decorare oggetti a intaglio era presente dalle valli del cuneese fino alla val Susa, in valle d’Aosta e oltralpe in Francia, ma è in val Pellice che si trovano, oltre a figure geometriche e rosoni, anche disegni a spirale e a cuore, o linee curve assenti altrove.
In particolare questi decori si ritrovano su oggetti provenienti da Bobbio Pellice e da Villar Pellice o da Prali in val Germanasca (parti alte delle valli, in comunicazione costante attraverso i monti).
Si tratta di oggetti di uso quotidiano: cofani, scatole, casse per contenere i vestiti, custodie per libri, portapenne, conocchie, saliere, cucchiaioni; spesso collari per mucche, pecore, capre, ai quali vengono ancora oggi appese le campane.
In genere gli oggetti venivano colorati a pennello in contrasto rosso blu, o rosso verde, e venivano dati in dono in particolari occasioni.
La tradizione si è del tutto persa, complici le vicissitudini storico religiose legate alle passate persecuzioni ai valdesi, ma anche all’avvento dell’industrializzazione.

Liberamente tratto da Samuele Tourn Boncoeur, “La decorazione a coltello degli oggetti in legno” in Intagli alpini, legni decorati delle valli valdesi, Quaderni del patrimonio n. 7, Fondazione Centro Culturale Valdese Editore, Torre Pellice 2020, pp. 19-29.

20 Marzo, 2024

La tacoula o tròclea

La taccola è denominata in italiano “troclea”, anche se non esiste di fatto un nome se non nei vari dialetti delle zone alpine da cui proviene.
A seconda del luogo sarà: “fuvelo”, “carèl”, “clé a foin”, “treuille”, “taccoula”…
Quest’ultimo nome appartiene all’occitano della val Pellice, e più in generale delle valli valdesi.
“La “taccola” era utilizzata per “stringere e fissare con rapidità una o più corde intorno a carichi di fieno, legna o altro […]

La natura del terreno, implica che una parte importante delle merci sia trasportata dalle persone o dagli animali (nelle gerle, in fasci, raccolte in un telo, ecc.), oppure mediante la slitta. Quale che sia il percorso e il mezzo, è importante che il carico sia saldamente legato e ancorato affinché non si disperda o cada e per questo sono fondamentali, molto più in montagna che in pianura, le corde. A ciò si aggiunga che tali corde devono poter essere fissate con rapidità e sciolte con facilità, anche in condizioni climatiche avverse, per esempio in caso di neve e gelo, quando i nodi possono facilmente bloccarsi, garantendo sempre la necessaria solidità del fissaggio”.

Notizie liberamente tratte da: Matteo Rivoira e Andrea Genre, “Le ´troclee’ nelle Alpi e altrove” in «Bollettino dell’Atlante linguistico italiano», III serie – Dispensa n. 35/2011.

10 Novembre, 2022

Il costume valdese

“Quando si parla di costume tradizionale delle valli valdesi si pensa immediatamente al costume valdese. In realtà il vestito indossato dalle nostre ave fino al XIX secolo non aveva nessuna connotazione religiosa: era il vestito della festa con il quale si partecipava agli avvenimenti della comunità e alle funzioni religiose. Con l’andar del tempo il vestito quotidiano seguì l’evoluzione della moda, mentre l’abito festivo, abbandonato dalla comunità cattolica, rimase in uso nella comunità valdese diventando uno dei simboli di una minoranza religiosa che unisce e insieme differenzia, identificando la provenienza della donna che lo indossa, con i suoi particolari diversi da zona a zona.

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23 Ottobre, 2020

Un profumo dedicato ai valdesi

“Mia nonna nacque nel 1896 a Marsiglia. Si chiamava Marie-Thérése Josephine Antoinette Guiot Tougnon ed era la primogenita di quattro fratelli. Ho sempre pensato che si chiamasse semplicemente Josephine fino a quando scoprii il suo nome per intero sul suo Atto di Nascita. I membri della nostra famiglia la avevano sempre chiamata Finou, mentre la gente del paese la chiamava la Fine. Per mia sorella e per me era la Nounette” (…)

Questo testo è tratto dal volume “Memorie di un tempo che fu” di Marie France Bonnin, edito da Lar Editore di Perosa Argentina (To) durante il 2020, e presentato durante l’estate al Forte di Fenestrelle: volume di 600 pagine contenente note di storia valdese e soprattutto la storia della famiglia di Marie France, vicissitudini di migrazioni e ritorni dalla vicina Francia.

Ma non finisce qui…

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23 Ottobre, 2020

La castagna

Attività plurisecolare in val Pellice, la castanicoltura negli ultimi anni sta vedendo una decisa azione di rilancio. Gli alberi, spesso imponenti, esercitano una positiva azione di protezione del suolo e caratterizzano il paesaggio.

Nella val Pellice il castagno da frutta è diffuso in tutti i comuni dai 500 metri del fondo valle fino ai 1200 metri di altitudine. I comuni maggiormente interessati a questo tipo di coltivazione sono: Bobbio Pellice, Villar Pellice, Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Lusernetta. I valdesi lo definivano “albero nazionale”, proprio per la grande diffusione dei suoi alberi secolari, con le decine di varietà pregiate, fra cui la più importante è il famoso Marrone della val Pellice.

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30 Marzo, 2020

Ricetta per la polenta buona… ma facile!

Mettere la farina a bagno in acqua, in proporzione di 4 a 1 (2 lt/500gr), per circa 1h, aggiungendo 1 o 2 cucchiai di olio circa. Mescolare bene inizialmente con una frusta, e rimescolare di tanto in tanto. Mettere la pentola sul fuoco e cuocere 1h a fuoco bassissimo, meglio se con lo spartifiamma, mescolando ogni tanto con un cucchiaio di legno.
Fatta… e senza grumi!