Attività plurisecolare in val Pellice, la castanicoltura negli ultimi anni sta vedendo una decisa azione di rilancio. Gli alberi, spesso imponenti, esercitano una positiva azione di protezione del suolo e caratterizzano il paesaggio.

Nella val Pellice il castagno da frutta è diffuso in tutti i comuni dai 500 metri del fondo valle fino ai 1200 metri di altitudine. I comuni maggiormente interessati a questo tipo di coltivazione sono: Bobbio Pellice, Villar Pellice, Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Lusernetta. I valdesi lo definivano “albero nazionale”, proprio per la grande diffusione dei suoi alberi secolari, con le decine di varietà pregiate, fra cui la più importante è il famoso Marrone della val Pellice.

Riuscire a conservare il frutto oltre al suo periodo di raccolta è uno degli obiettivi dei castanicoltori. Il metodo tradizionale che permette di conservare la castagna anche per due mesi è quello di fare dei mucchi lasciando le castagne ancora dentro al riccio, affinché non si perda l’umidità intrinseca del frutto.
(Testo tratto dal sito invalpellice.it)

La castagna costituiva il pane quotidiano dei contadini della zona, che si mangiava bollita a colazione o a cena dentro una scodella di latte. Ora è utilizzata in trasformati come la crema di marroni, squisita sulle crèpe; per farne farina per i dolci una volta essiccata; con castagne fresche è d’uso in valle il Mont Blanc, dolce a cucchiaio tradizionale savoiardo, ottenuto con castagne bollite e mischiate in puré con Rhum, poco cacao, zucchero e ricoprendo la “montagna” con la panna montata.

In negozio si trova la crema di marroni e la farina di castagne.